“Quer pasticciaccio brutto de…” via La Spezia, via Taranto e viale Castrense

di Filippo Crostella

Dopo il blitz della Sindaca dell’altro ieri che ha di fatto bloccato la fine dei lavori su via La Spezia, proviamo a ricostruire il percorso di questo progetto e a dire la nostra. Facciamo un salto indietro, nel 2015. E’ importante contestualizzare quello che è successo per capire come siamo arrivati ad oggi. Nel 2015 c’era ancora il cantiere interminabile della Metro C, quello della fermata Lodi e San Giovanni che per lunghi anni aveva portato disagi e degrado per gli abitanti del quartiere, oltre che una pesante modifica della mobilità. 

Un male “necessario”, se vogliamo, per ottenere alla fine un troncone della linea metropolitana di importanza strategica per la città. Ecco, nel 2015 iniziano a trapelare informazioni su cosa accadrà dopo la fine del cantiere in questa area: si viene a scoprire che Roma Metropolitane (che eseguiva attraverso Metro C i progetti approvati da Roma Capitale) aveva nel cassetto, già approvato, un progetto di risistemazione dell’area post cantiere completamente identico alla situazione ante operam: questo avrebbe significato una assoluta mancanza di progettualità e di riqualificazione per questa area così importante soprattutto a svantaggio dei residenti. Nonostante le riunioni tra associazioni, comitati, appaltanti ed esecutori, alla fine il progetto (o sarebbe meglio dire la fotocopia della situazione precedente al cantiere) fu realizzato tra rabbia e malumori di chi per anni aveva sperato che la Metropolitana avrebbe portato ad un miglioramento anche per il quartiere. 

il progetto di Roma Metropolitane per la sistemazione dell’area post-cantiere (2015)

Nel 2016  nasce l’idea di diversi laboratori di progettazione partecipata che coinvolgono associazioni e comitati di zona con l’unico comune denominatore di aumentare le aree pedonali e le superfici verdi, assicurare spazio alle piste ciclabili e al trasporto pubblico con le corsie preferenziali, aumentare la sicurezza per gli attraversamenti pedonali, inibire l’accesso dalla tangenziale ai veicoli più inquinanti e non ultimo riservare attenzione al parco lungo le mura aureliane. Le soluzioni che escono fuori sono diverse, ma tutte fanno riferimento ad una riqualificazione complessiva dell’area e ad una mitigazione del traffico di attraversamento (1). 

A Marzo del 2016 Il Consiglio del Municipio 7 approva col larga maggioranza il progetto proposto dai cittadini e dal laboratorio di progettazione partecipata Sottovuoti, che si rifà agli obiettivi del nuovo PGTU (2). Il progetto prevedeva un completo riassetto di via La Spezia (che avrebbe ospitato due corsie per senso di marcia, di cui una (quella esterna) riservata al tpl e due sezioni ciclabili (una a salire e una a scendere). Inoltre la chiusura completa al traffico di viale Castrense (anche questa prevista nel nuovo PGTU) e la pedonalizzazione parziale di via Taranto completavano l’idea di un quartiere a misura di persona e non di automobile. I flussi da e per la tangenziale a quel punto sarebbero stati incanalati al centro di via La Spezia e su via Nola/Monza.

particolare del progetto elaborato da Sottovuoti (2016)

Se ne discusse ampiamente in una assemblea pubblica a Maggio del 2017, presente anche il presidente della Commissione Mobilità del Comune Enrico Stefano. 

Il progetto partecipato poteva certamente essere rivisto, migliorato e discusso ma da allora al comune si decise di optare per una linea completamente diversa: quella di recepire le istanze e di elaborare un progetto in completa autonomia SENZA un confronto effettivo col territorio. 

Quello che ne uscì fuori nel Marzo 2018 è il progetto elaborato da Roma Servizi per la Mobilità, approvato in Giunta Capitolina a Novembre dello stesso anno che poi è stato parzialmente realizzato e ha portato la sindaca ad intervenire (in maniera completamente inopportuna) a cantiere ancora aperto. 

il progetto definitivo di Roma Servizi per la Mobilità del 2018

Perché ci siamo ritrovati, come cittadini, in questa spiacevole situazione? 

I motivi sono, secondo noi facilmente individuabili e proveremo qui a spiegarli: 

  1. la scomparsa dal progetto della riqualificazione ambientale 
  2. l’incapacità di recepire le istanze urgenti provenienti dalla cittadinanza riguardo i temi della salute pubblica 
  3. la mancanza di visione della città, o meglio la visione di compromesso. 
  1. La riqualificazione ambientale (che doveva realizzarsi con una un’opera importante di chiusura e pedonalizzazione di viale castrense, con nuove alberature, sedute, aiuole, micro-piazze, con la pedonalizzazione parziale di via Taranto le ciclabili in connessione con il territorio) è scomparsa dal progetto, semplicemente non c’è. Il progetto prevede solo un riassetto della circolazione dei flussi di traffico, che vista la volontà di lasciare posti auto sia su viale La Spezia che su via Taranto, ha dovuto necessariamente spostare parte del flusso su via Taranto creando di fatto un triangolo delle bermude. Strisce nere di asfalto, senza una progettualità, senza un valore aggiunto per la comunità, percorsi ciclabili e pedonali tortuosi (la famigerata “C” all’incrocio con via Aosta), un’assenza di attenzione per il paesaggio e per le alberature, per la qualità progettuale. Questa mancanza di “compensazione” a vantaggio del quartiere ha portato solo ad una reazione negativa nei confronti del “traffico” (che non è aumentato, visto che il numero di auto che circolano sempre quello è…). Da qui la narrazione ultima della Sindaca, che nel 2021 dichiara alla cittadinanza che il traffico lo fanno le strade (e non le persone), una posizione inaccettabile per chi -come noi- da anni si occupa di mobilità a Roma. E’ facile arrabbiarsi per il traffico, più difficile capire perché e come questo traffico si crei o si alimenti. Posto che il traffico con qualsiasi intervento di viabilità sarebbe rimasto lo stesso non è stata offerta alcuna compensazione di valore per la comunità (pessimi marciapiede, zero panchine, nessuna pedonalizzazione, nessuna area di comfort, due tronconi  di ciclabile non a sistema (uno fortunatamente il municipio 7 è riuscito a farlo ricongiungere con l’asse Stazione Tuscolana/Subaugusta ma anche qui, il disagio della tortuosità del percorso è davvero imbarazzante e controproducente). Il progetto, che parte da idee giuste e condivisibili è diventato un autogol clamoroso che ha offerto la sponda alla facili proteste di chi si oppone a qualsiasi cambiamento in questa città. Oltretutto le dichiarazioni della sindaca a progetto parzialmente realizzato (quindi già approvato, finanziato, progetto per cui molte persone hanno speso comunque ore di lavoro e fatica) suonano davvero come una resa civica all’immobilismo. Il progetto, ripetiamo mal realizzato ma comunque perfettibile, adesso vede uno stop e non sappiamo quale sia la visione che muoverà il sindaco in prima persona (!) a occuparsi della mobilità in questo quadrante sofferente. 
  2. le istanze dei cittadini riguardo la salute pubblica riguardavano una canalizzazione su via La Spezia e poi il resto su via Monza che avrebbe creato qualche disagio come quelli che stiamo osservando oggi ma il tutto sarebbe stato compensato dalla realizzazione di una pedonalizzazione parziale di via Taranto e con una maggiore vivibilità di via La Spezia , con il parco delle Mura su via Castrense e con la messa a sistema delle reti ciclabili. Senza questo contraltare il progetto è nei fatti una riorganizzazione della “viabilità” che nulla ha a che vedere con il concetto ben più importante di “mobilità”. 
  3. La visione di compromesso di questo progetto è quella di guardare al particolare senza guardare alla città in generale, parcellizzando più che allargando il campo, cercando di accontentare le capre con i cavoli. Roma, è vero, è una città complessa e complicata, ma va progettata tenendo conto di tutti i sistemi che la compongono. In 5 anni si poteva fare molto per ridurre i flussi di traffico di attraversamento (che sono la pietra dello scandalo di oggi), ma nulla è stato fatto su questo. La chiusura dell’anello ferroviario e il suo controllo elettronico, la “congestion charge” (che sarebbe andata a finanziare il TPL), l’aumento della intermodalità col potenziamento dei nodi di scambio. Questi sono solo alcuni esempi delle occasioni mancate. 

In sintesi, non sappiamo oggi in che direzione andrà a finire questo progetto e cosa ci aspetterà nel prossimo futuro, quello che speriamo però è che questo brutto episodio possa aiutare chi ci amministra (e ci amministrerà) a capire gli errori che sono stati fatti affinché non si ripetano in futuro. 

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  1. https://appiohblog.altervista.org/metro-c-la-viabilita-nodo-vianola-viale-castrense/
  2. https://romamobilita.it/sites/default/files/pdf/pubblicazioni/PGTU_aprile_2015.pdf